Servizi Offerti

L’ Associazione promuove la salute  delle persone  con Diabete Mellito: si propone di tutelare e di difendere i loro interessi morali, sanitari e sociali, nonché quelli dei loro familiari. La Diabaino realizza attività di assistenza sociale e socio sanitaria e formazione, nonché interventi a favore dei soggetti diabetici e dei loro familiari.

Informazione e sensibilizzazione sul diabete rivolta alla popolazione e alle istituzioni. In particolare, presso la sede operativa promuove periodicamente momenti di Prevenzione Primaria con lo scopo di identificare e proteggere gli individui a rischio di diabete tipo 2.

Anche la Prevenzione Secondaria è tra gli obiettivi primari dell’associazione. Infatti, la diagnosi precoce e il trattamento tempestivo sono fondamentali per allontanare o ritardare le complicanze proprie di un diabete non controllato e ottenere risultati positivi in termini di salute.

Infine, l’educazione e promozione di una corretta autogestione devono essere accessibili a tutte le persone con diabete e alle loro famiglie per ridurre l’impatto emozionale e psicologico che può sfociare in una cattiva qualità di vita.

L’équipe Diabaino

L’équipe Diabaino, a tua disposizione per uno screening gratuito per la prevenzione delle complicanze, è composto da:

  • Cardiologo
  • Endocrinologo
  • Diabetologo
  • Nutrizionista

Presentazione Progetto “Dottor Dog”

Il 2 Agosto 2016  alle ore 11:30 al Palazzo della Cultura di Reggio Calabria, è stato presentato il progetto “Dottor Dog“. Il progetto mira ad aiutare i bimbi e gli adulti affetti da ipoglicemia e iperglicemia tramite l’assistenza di un cane addestrato. Il progetto “Dottor Dog” è stato illustrato da Gabriella Violi, Presidente Ass. Diabaino Vip-Vip dello Stretto, la quale ha dichiarato che “il cane è addestrato per salvare la vita a colui o colei che può avere una crisi. Il nostro obiettivo è quello di arrivare alle scuole di ogni ordine e grado, perché  molto spesso i bambini sono lasciati soli a causa dell’assenza di un sanitario“. Interviene il dott. Eduardo Lamberti, assessore alla Cultura della Provincia RC, il quale ha dichiarato che “è necessario chiarire che non bisogna pensare che i nostri amici a 4 zampe possano sostituire il medico. E’ anche vero che, questa iniziativa è da propagandare. E’ necessario, infatti, fare tutto quello che è possibile fare per aiutare i bambini che soffrono di questa patologia e che possono sempre vivere una vita normale“.

E’ la volta della dott.ssa Maria Antonella Ferraro, responsabile scientifico Diabaino, la quale ha dichiarato che “le persone che conoscono la loro patologia possono far in modo di non farla trasformare in malattia. Questo processo è possibile solo se si è assistiti da una buona equipe medica. Noi possiamo addestrare dei cani in grado di aiutare le persone ed in grado di assistere le famiglie. Questi cani sono in grado di percepire gli odori dati dal cambiamento di salute dovuto all’iperglicemia e all’ipoglicemia. Il cane può fornire quanto necessario al soggetto, abbaiare per dare l’allarme e persino spingere il bottone del 118. Questa pratica è molto diffusa in America, nel Nord Europa e adesso arriva anche in Italia“. E’ la volta di AnnaLisa Panella, Presidente Ass. A.M.A.T.A. “Luna Nuova”, la quale dichiara che “la Calabria è una delle regioni che riconosce gli interventi assistiti come supporto alla terapia. Il cane può dare un sostegno psicologico. Il corso di addestramento dei cani sarà suddiviso in due step. La prima fase vedrà la selezione dei cani che possono essere utilizzati per la pet therapy e come cani da allerta ed una seconda fase in cui il cane sarà addestrato. I cani saranno introdotti nelle scuole di ogni ordine e grado. Al momento questo è avvenuto per una scuola primaria, dove sono stati ottenuti ottimi risultati soprattutto con i bimbi disabili“.

Prosegue Simila Laiatici, Fondatrice dell’Ass. “K9 Colline Pisane ASD”, la quale ha dichiarato che “il cane percepisce il cambio di glicemia e il livello di lucidità del soggetto tramite gli odori ed i gesti. Il supporto che il cane dà a livello emotivo è indescrivibile. Il cane è addestrato a riconoscere l’odore, viene educato e costretto a raggiungere diverse certificazioni“. Il veterinario Antonino Santisi, invece, monitorerà “la salute dei cani che aiuteranno il paziente. Dovrò controllare la salute fisica e psicologica per consentire al cane di poter aiutare i pazienti. Vorrei inoltre ringraziare tutte le persone che hanno permesso la realizzazione di questo progetto“. Infine, la psicologa Katia Bova ha spiegato che “il diabete è una patologia in forte crescita che ha forti ripercussioni sul mondo del lavoro, sulle famiglie e sulla scuola. Noi, nei nostri laboratori, insegniamo ai pazienti a prendersi cura di sè stesso e a gestire la sua malattia. Non solo, per un bambino con diabete avere il cane in casa aiuta ad avere ottimi livelli di emoglobina. Con questo progetto daremo molta serenità alle famiglie e ai bambini“.

da stretto web Reggio Calabria

Invito Tavola Rotonda Co.Di.Cal.

Tavola Rotonda DiabeteMellito: le Nuove Frontiere

Tavola Rotonda DiabeteMellito: le Nuove Frontiere

Diabete, le staminali possono produrre insulina

Le iniezioni potrebbero presto diventare un brutto ricordo

Le iniezioni di insulina potrebbero non essere più necessarie per i diabetici di tipo 1. A prefigurarlo è una ricerca pubblicata su Cell Metabolism da un team del Salk Institute for Biological Studies di La Jolla, in California. 
I ricercatori guidati da Michael Downes e Ronald M. Evans hanno annunciato di aver superato un ostacolo che rendeva da anni problematica la ricerca su questo aspetto. Hanno cioè riprodotto in vitro cellule preposte alla produzione dell’insulina, trapiantandole con successo su topi affetti da diabete.
Finora, la ricerca era riuscita soltanto ad avviare le staminali al differenziamento in cellule beta pancreatiche, senza tuttavia farle raggiungere la piena maturità. Le cellule, cioè, non riuscivano a compiere il passo successivo, che si verifica negli esseri umani al momento della nascita, quando l’ossigenazione del sangue provocata dalla respirazione fa  fa scattare un interruttore molecolare che promuove il metabolismo ossidativo e la maturazione delle cellule beta.
Il passaggio in questione è legato alla produzione della proteina ERRy, nota ai medici per il ruolo svolto negli sforzi muscolari. Agendo su questo recettore, i ricercatori sono riusciti a innestare cellule funzionanti nei topi affetti da diabete.
«Credo che questo lavoro ci traghetti in una nuova era in cui potremo creare cellule beta a volontà», ha dichiarato Evans. 
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13/04/2016 Andrea Piccoli

 

Diabete: entro l’anno nuove possibilità di cura anche in Italia grazie alle staminali

Nuova cura per il diabete: una scatoletta di plastica impiantata sottocute nella schiena, riempita di cellule staminali factotum ‘allevate’ per diventare fabbriche di insulina.

Diabete: entro l’anno nuove possibilità di cura anche in Italia grazie alle staminali – Meteo Web

Una scatoletta di plastica impiantata sottocute nella schiena, riempita di cellule staminali factotum ‘allevate’ per diventare fabbriche di insulina potenzialmente in grado di sostituire le funzioni del pancreas che mancano ai pazienti con diabete di tipo 1: circa il 10% del totale. E’ la nuova frontiera contro la forma giovanile della malattia del sangue dolce, fra i temi sotto i riflettori al 26° Congresso nazionale della Società italiana di diabetologia (Sid), in corso a Rimini. Un ‘eldorado’ inseguito anche dagli scienziati in prima linea nel nostro Paese, dove entro fine 2016 dovrebbe sbarcare una sperimentazione internazionale che testerà la cura nell’uomo. Una decina i pazienti che si punta a coinvolgere in Italia.

Nella ricerca sul diabete 1 esiste un’ampia area in sviluppo, legata alle terapie cellulari con STAMINALI embrionali – spiega all’AdnKronos Salute Lorenzo Piemonti, vicedirettore del Diabetes Research Institute (Dri) dell’Irccs San Raffaele di Milano e coordinatore del Gruppo di studio Sid sulla medicina rigenerativa in diabetologia, presente al summit romagnolo con il suo team per illustrare il presente e il futuro di questo filone di studi – Una sperimentazione internazionale di fase clinica I-II (sicurezza e prime valutazioni di efficacia) è partita in California, ha raggiunto il Canada e dovrebbe arrivare per la prima volta in Europa entro fine anno, sostenuta da finanziamenti Ue già approvati. Coinvolgerà Bruxelles e Milano con il Dri San Raffaele“.

Gli scienziati di via Olgettina auspicano che le valutazioni sul protocollo, che saranno anche di natura etica, considerata la derivazione embrionale delle cellule utilizzate, permettano di partecipare al trial effettuando impianti anche in Italia. “In ogni caso noi ci saremo. Siamo infatti impegnati clinicamente anche a Bruxelles“, precisa Piemonti che ha un incarico di guest professor alla Vrije Universiteit. “Il trial – riferisce il ricercatore – impiega una linea di STAMINALI embrionali pluripotenti derivate nel 2000 negli Stati Uniti, sulla quale è stato messo a punto un protocollo che permette di ricavare precursori delle cellule beta-pancreatiche produttrici di insulina. Questi precursori vengono inseriti in un piccolo contenitore di plastica che viene quindi impiantato sottocute, tendenzialmente nella schiena“. Una volta introdotte nel corpo del paziente, che non viene sottoposto ad alcuna terapia immunosoppressiva anti-rigetto né alla somministrazione di altri farmaci, “l’idea è che possano maturare, produrre insulina e liberare l’ormone controlla-zuccheri nella circolazione sanguigna. Questa è l’ipotesi“.

In attesa di verificarla, la comunità internazionale di scienziati impegnati in questi studi si prepara a “un appuntamento storico. Dal 18 al 20 settembre – annuncia Piemonti – è in programma ad Harvard negli Usa un workshop che abbiamo contribuito a organizzare, e che riunirà tutti i ricercatori del mondo attivi sul fronte della terapia cellulare contro il diabete di tipo 1“. “E’ la prima volta che succede e sarà un’occasione unica per fare il punto sul presente e definire una strategia globale per il futuro. L’obiettivo è stilare linee guida e creare sinergie che consentano di accorciare i tempi della fase sperimentale. Si pensi infatti che, dalla prima scoperta biologica delle promesse di questo approccio in vitro al primo paziente trattato, sono passati circa 13 anni“, sottolinea.

Nel frattempo non sono mancate novità che potrebbero contribuire a velocizzare la ricerca bypassando vari ostacoli tecnici ed etici. La principale è la scoperta delle cellule STAMINALI pluripotenti indotte, le iPs ottenute ringiovanendo cellule adulte fino allo stadio di ‘bambine’, che nel 2012 hanno fruttato il Premio Nobel per la Medicina al giapponese Shinya Yamanaka. Ora l’obiettivo è ‘metterle in banca’, a disposizione degli scienziati del Vecchio continente. “Un gruppo di cui facciamo parte ma che è guidato da Marc Turner, nella rete di studiosi che nel 1996 partecipò alla clonazione della pecora Dolly in Scozia – continua il vicedirettore del Dri San Raffaeleha sottoposto alla Commissione europea una richiesta di finanziamento per produrre una Banca di iPs alla quale potrebbero attingere gli scienziati di tutta Europa, attivi in diversi campi di ricerca“.

Alla platea di esperti riunita per il meeting della Sid, Piemonti ripropone anche il “paradosso” già denunciato nell’ottobre scorso, in occasione del Congresso ‘Panorama Diabete’ della società scientifica: la questione kafkiana dei rimborsi per il trapianto di isole pancreatiche nelle persone con diabete 1 non trattabili con la normale terapia insulinica. “In Italia un codice Drg per questo trattamento esiste – ricorda il ricercatore – ma di fatto è un ‘numero vuoto’ perché non ha un corrispettivo economico. Il paziente ha un’esenzione per lo screening e i controlli di follow-up come per qualsiasi tipo di trapianto, però in concreto non vengono coperte le spese per la preparazione del materiale cellulare, l’ospedalizzazione e l’infusione. Oltre al danno economico per la struttura che esegue il trapianto, questo ci penalizza molto anche nella gara internazionale per l’assegnazione di fondi di ricerca“.

Eppure in questo campo la Penisola vanta una posizione di leadership. “Siamo uno dei Paesi ad avere sviluppato un’eccellenza scientifica e clinica – rivendica l’esperto – Il San Raffaele, per esempio, è uno dei centri con il più alto volume di trapiantati al mondo: circa 200 dal 1989, e ormai viaggiamo al ritmo di una ventina di infusioni all’anno. Siamo sul podio nel mondo, tra il secondo e il terzo gradino, e non abbiamo ancora un Drg dedicato. Vorremmo che il rimborso fosse lo stesso previsto per il trapianto di pancreas, perché l’indicazione terapeutica è la stessa“. Ma la Sid segnala anche la difficoltà a individuare l’interlocutore giusto: non è ancora chiaro chi debba occuparsene, se lo Stato o le Regioni. La situazione, analizza Piemonti, è variegata anche fuori confine. “In Inghilterra, in Svizzera e in Canada il trapianto di isole pancreatiche è già considerato uno standard terapeutico, riconosciuto e rimborsato. In Francia si sta ancora discutendo, mentre negli Stati Uniti un consorzio nordamericano ha appena pubblicato uno studio di fase III che verrà sottoposto alla Fda per chiedere la registrazione della procedura. Il lavoro – conclude lo scienziato – dimostra che il trapianto di isole è capace di correggere il diabete di tipo 1 incontrollabile con la classica terapia insulinica. Indipendentemente dal fatto che possa o meno far raggiungere l’isulino-indipendenza, è in grado di guarire il diabete instabile“.

Diabete “epidemico”:nel 2035 colpirà 592

Se la popolazione non cambierà stile di vita, nel 2035 il diabete di tipo 2 potrebbe colpire 592 milioni di persone. Ad affermarlo, in uno studio pubblicato su Pharmaco Economics, sono i ricercatori della University of East Anglia di Norwich (Regno Unito), guidati da Till Seuring, secondo cui questa patologia è diventata una vera e propria epidemia globale.

La ricerca ha dimostrato che un adulto su 12 soffre di diabete di tipo 2. In particolare, l’8,3% delle persone di età compresa tra 20 e 79 anni è affetto dalla patologia. Il numero sale al 10% in Cina e in India, dove vivono 165 milioni di diabetici.

Nel 2013, il numero dei diabetici è stato stimato in 382 milioni. Di questi, circa il 10% risulta affetto da diabete di tipo 1, una malattia auto-immune che, di solito, si sviluppa durante l’infanzia. Il restante 90%, invece, soffre di diabete di tipo 2, una patologia causata da uno stile di vita sedentario e da un regime alimentare scorretto. Secondo gli autori, se le persone non inizieranno a praticare più attività fisica e a seguire un’alimentazione sana, il numero dei malati è destinato a salire del 55% nei prossimi due decenni.

 

“Il diabete è diventato un’epidemia – spiega Till Seuring -. È una una malattia cronica che si è diffusa ampiamente negli ultimi decenni, non solo nei paesi ad alto reddito, ma anche in molti paesi a basso e medio reddito, come India e Cina”.

Cos’è un soggiorno educativo?

Cosa si intende per soggiorno educativo? O piuttosto, cos’è il soggiorno educativo per la DIABAINO? Credetemi, le esperienze sono state davvero tante e intense… e imprevedibili, perché quando parti con le API della DIABAINO di una sola cosa sei certo: la meta.
A distanza di tempo stento ancora a trasformare le mie sensazioni, i miei ricordi, in parole capaci di esprimere a pieno quanto ho sentito, quanto ho provato in quei giorni trascorsi con loro.  Tutto il resto prende corpo poi, a poco a poco, davanti a te si trasforma in emozioni incancellabili e comprendi tante cose…
Il condividere tutto con gli altri, dai momenti di studio a quelli di relax, ti fa dimenticare la tua solitudine, che spesso è solo interiore, ma è la solitudine e la tristezza di chi sa di avere una malattia inguaribile anche se perfettamente curabile con grandi sacrifici. Il confrontarsi con gli altri e il raccontarsi ti fa apparire normale la tua condizione. Anzi, ti consente di prendere consapevolezza della tua forza e delle tue capacità. Perché sei veramente forte quando accetti consapevolmente e con responsabilità le rinunce che la tua condizione inevitabilmente ti impone. Impari a volerti bene e ad accogliere positivamente quello che la vita ha in serbo per te e acquisisci una sensibilità nuova che ti fa guardare avanti con rinnovato entusiasmo.
Questo è lo spirito del soggiorno educativo della DIABAINO. E non è un caso che la Dott.ssa Mariantonella Ferraro, l’Ape Regina dell’associazione, abbia deciso ormai da tempo di impiantare il microinfusore, il dispositivo che mima al meglio le funzioni del pancreas, proprio durante i soggiorni educativi della DIABAINO. Il “micro”, come ormai tutti lo chiamano, anche per le sue dimensioni davvero ridotte, mantenendo costante il livello basale di insulina, previene iper e ipoglicemie, consente di buttare via iniettori e siringhe e riduce o annulla completamente i bruschi risvegli notturni. Consente, insomma, ai soggetti con diabete tipo 1 di vivere una vita normale.
Ma l’impianto del “micro” ha bisogno di una fase preparatoria e i soggiorni educativi si rivelano preziosi per tutti coloro che hanno deciso di sottoporsi a questa nuova tecnica e necessitano di un confronto con gli altri, di un dialogo per avere certezze, per sentirsi rassicurati sull’efficacia della nuova terapia e, perché no, per fugare le paure che esplodono all’improvviso quando si passa dalla gestione manuale a una naturale e spontanea con micro-pancreas.
E credetemi, nessun sistema è più efficace di un soggiorno educativo

 Mariella Fusaro

IL NEMICO È LA SEDENTARIETÀ

da www.modusonline.it | LUG-2013

L’esercizio fisico riduce i fattori di rischio sia del diabete sia cardiovascolari. Ma cosa s’ intende esattamente? I ricercatori dell’università di Leicester hanno utilizzato i dati di due studi ancora in corso sulla prevenzione del diabete: uno mirato a giovani adulti (età media 33 anni) chiamato STAND (Sedentary Time And Diabetes) e l’altro effettuato su persone più anziane (età media 63 anni) chiamato Walking Away from Diabetes. Rispettivamente 153 e 725 persone con un rischio superiore alla media di sviluppare il diabete hanno accettato di portare con sé uno strumento capace di quantificare il loro movimento fisico (chiamato accelerometro) e quindi i minuti di sedentarietà assoluta, nonché il tempo speso in movimento moderato o elevato e quello di non sedentarietà (movimento lieve ). I dati sono stati correlati a una serie di variabili, classiche indicatori dello stato cardiometabolico: l’Indice di massa corporea ( IMC o BMI), la glicemia a digiuno e a due ore da un carico di glucosio (OGTT), la quota di colesterolo HDL e la quota di trigliceridi nel sangue. È emerso che l’effetto positivo su queste variabili non è dato tanto dalla quantità di esercizio fisico moderato o elevato, quanto dalla percentuale di tempo passata in qualsiasi forma di movimento. Insomma è più importante ridurre la sedentarietà che intensificare lo sforzo per brevi periodi.

Henson J et al.
Associations of objectively measured sedentary behaviour and physical activity with markers of cardiometabolic health.
Diabetologia. 2013; 56(5):1012-20