Troppi grassi saturi aumentano (di parecchio) il rischio di diabete

Uno studio dimostra che basta un pasto super-grasso per ridurre la sensibilità all’insulina e modificare in peggio il metabolismo. Burro sotto accusa: mangiarne troppo raddoppia la probabilità di diabete, meglio usare l’olio d’oliva di diabete

di Elena Meli

Il diabete non è solo questione di troppo zucchero. A giudicare da due ricerche appena pubblicate, pure i grassi saturi sono in prima fila sul banco degli imputati: mangiarne in eccesso, per esempio perché si indulge spesso e volentieri nel fast food o perché anziché condire con olio d’oliva si preferisce il burro, aumenta considerevolmente il rischio di sviluppare un diabete di tipo 2.

Sotto accusa il fast food

La prima indagine, pubblicata sul Journal of Clinical Investigation da ricercatori del German Center for Diabetes Research, punta il dito contro hamburger, patatine e cibi grondanti grassi: i medici hanno dato ad alcuni volontari un bicchiere di acqua o di una bevanda contenente grassi saturi in quantità analoga a quelli di un doppio cheeseburgeer col bacon e patatine fritte o di due pizze al salame, quindi hanno valutato la resistenza all’insulina e altri parametri metabolici. «Basta un singolo “pasto” ad alto contenuto di grassi saturi per ridurre la capacità di azione dell’insulina sulle cellule e quindi modificare in peggio il metabolismo del glucosio, favorendo una resistenza all’ormone che è il primo passo verso il diabete; inoltre, nel fegato si accumula immediatamente più grasso e si modifica anche il bilancio energetico dell’organo – spiega Michael Roden, responsabile dello studio –. I cambiamenti metabolici che abbiamo osservato sono simili a quelli tipici dei pazienti con diabete di tipo 2 o steatosi non alcolica, il “fegato grasso” che si associa anch’esso a un maggior pericolo di diabete. Ci ha sorpreso vedere un effetto così evidente già dopo una sola “dose”, benché elevata, di grassi saturi».

Modifiche del metabolismo

Roden ha analizzato le modifiche del metabolismo nel fegato, nei muscoli e nel tessuto adiposo grazie alla risonanza magnetica, un metodo non invasivo ma preciso per “seguire” l’immagazzinamento di zucchero e grassi e valutare anche il metabolismo energetico delle cellule. «La resistenza all’insulina indotta dai grassi ha portato a un incremento di zucchero nel fegato e una concomitante riduzione dell’assorbimento di glucosio nei muscoli, un meccanismo che porta a far salire la glicemia ed è tipico del pre-diabete – spiega Roden –. Inoltre, nel tessuto adiposo abbiamo registrato un aumento della resistenza all’insulina che porta a un maggior rilascio di grassi nel sangue, che a sua volta peggiora la resistenza all’insulina in un circolo vizioso; l’eccesso di grassi, infine, può favorire la comparsa di steatosi epatica. I soggetti sani possono gestire l’impatto del cibo ad alto contenuto di grassi sul metabolismo, ma una dieta regolarmente ricca di grassi saturi può costituire un vero problema e aumentare molto il rischio di diabete», conclude il ricercatore.

Meglio l’olio del burro

Una valutazione confermata dai nuovi dati emersi dallo studio PREDIMED, pubblicati sull’American Journal of Clinical Nutrition: seguendo per quattro anni e mezzo oltre 3300 persone senza diabete ma ad alto rischio cardiovascolare i ricercatori si sono accorti che un elevato consumo di grassi saturi aumenta la probabilità di sviluppare un diabete di tipo 2. Nello specifico, con 12 grammi di burro al giorno (l’equivalente di una piccola noce) il rischio raddoppia; i grassi animali in genere sarebbero correlati a un maggior pericolo anche se con qualche eccezione, visto che per esempio lo yogurt intero sarebbe protettivo nei confronti del diabete. «I dati confermano l’opportunità di seguire la dieta mediterranea per mantenersi in salute e prevenire molte malattie croniche – scrivono gli autori –. La raccomandazione principale? Sostituire i grassi saturi e quelli di derivazione animale, in particolare da carni rosse e conservate, con grassi vegetali di olio d’oliva e frutta secca. Un’alimentazione ricca di frutta, verdura, legumi, cereali integrali, frutta secca e olio d’oliva che scarseggi di carni rosse e dolci è la migliore per ridurre il rischio di diabete».

Coriere della Sera 3 marzo 2017