Ruolo dell’infermiere nella cura del piede diabetico

Nel corso dell’attività di ambulatorio del piede diabetico, l’infermiere svolge di volta in volta ruoli diversi, in buona parte dipendenti dai suoi interessi professionali, sebbene sia posto sempre in primo piano l’aspetto educativo. Esso ha un ruolo fondamentale nella complicanza del piede, sia nella prevenzione primaria che in quella secondaria dei soggetti a rischio di ulcerazione e/o di amputazione. Nel programma di educazione non bisogna soltanto fornire informazioni, ma anche stimolare e motivare i pazienti ad un controllo continuo dei loro piedi. Gli interventi educativi possono essere esercitati durante la pratica medica quotidiana, mentre il paziente controlla la sua glicemia, oppure in attesa dell’arrivo del diabetologo. E’ questo un momento di estrema importanza, in cui il rapporto tra paziente e infermiere si intensifica sempre di più, in cui il paziente si confida liberamente. L’infermiere deve saper riconoscere questi aspetti psicologici, capire che il diabetico necessita di un ambiente quasi familiare nel quale poter discutere i possibili problemi, i dubbi, gli interrogativi che quotidianamente gli si presentano. Deve inoltre saper sfruttare il tempo per informare ed educare il paziente, rendendolo consapevole dei rischi cui potrebbe andare incontro. Interventi particolari vengono effettuati per i pazienti a rischio, come quelli che hanno già avuto un’ulcera, e per chi è al di fuori dei Servizi di Diabetologia (sensibilizzando i medici di base, coinvolgendo le associazioni di volontariato, i mass media, ecc). Il rapporto di fiducia che si instaura tra paziente e infermiere, che può richiedere molto tempo, rappresenta il deterrente che spinge  il primo a cambiare modalità di comportamento. Quotidianamente noi diamo istruzioni basilari sulla cura del piede e consigli sui segni di allarme e sulla cura delle ulcere. Solitamente i consigli verbali vengono integrati da consigli scritti, mediante modelli prestampati e diapositive. Inoltre, ai soggetti che non presentano segni di rischio, vengono date informazioni sulla patologia della  complicanza e istruzioni su come trattare quotidianamente i propri piedi. Il problema della complicanza “piede”, deve essere sempre tenuto presente dal personale che opera nel Servizio di Diabetologia, per non incorrere, poi, in brutte sorprese che possono determinare un ricovero e spesso un’amputazione. Bisogna ricordare che per il paziente non ben informato, può passare del tutto inosservata una lesione al piede, che potrebbe essere invece l’inizio di un’ulcera. Spesso accade che il soggetto interessato, che ha deformità del piede, porta scarpe troppo strette che, per la presenza di una neuropatia autonomica non fanno sentire dolore. L’infermiere deve valutare attentamente queste caratteristiche, non solo durante la seduta, ma soprattutto nelle prima fase del controllo metabolico routinario, fase in cui il rapporto tra i due soggetti coinvolti diventa aperto e confidenziale. Un altro aspetto importante del ruolo dell’infermiere, nell’ambulatorio del piede, è la sua efficiente partecipazione all’attività di diagnosi e terapia chirurgica. Nella sedute, egli si adopera nella determinazione della soglia di percezione vibratoria, tramite biotesiometro e nella registrazione, dietro prescrizione del diabetologo, delle pressioni plantari mediante pedana podobarografica. In tal modo i tempi di attesa si accorciano, perché la valutazione clinica e strumentale dei piedi si esegue contemporaneamente su due pazienti. Il diabetologo avrà solo il compito di analizzare e commentare i due esami eseguiti dall’infermiere, risparmiando così, per ogni paziente, circa 30 minuti. Molti pazienti, nelle sedute, si presentano con problematiche cliniche che necessitano di un atteggiamento terapeutico cruento delle lesioni. Nella maggior parte dei Servizi di Diabetologia, non solo della Calabria, la figura del podologo non è assolutamente presente. Ai pazienti viene data l’indicazione di rivolgersi a una figura professionale operante normalmente sul territorio come”libero professionista privato”, chiamato ESTETISTA. Spesso però, per motivi legati a difficoltà economiche del soggetto e per una inadeguata preparazione del professionista, il paziente viene da noi speranzoso di poter vedere risolto il suo problema: onicomicosi o unghie incarnite, diabetologo, l’infermiere non soltanto segue le varie tappe della terapia medica locale fino alla medicazione conclusiva, ma spesso prende parte attiva alla pulizia delle unghie, istruendo il paziente sul modo più corretto di tagliarle, sul tipo di forbici e di raspette da usare. Infine, negli interventi di currettage di ulcere neuropatiche, dell’avampiede o soprattutto calcaneari, l’infermiere diventa braccio destro del diabetologo. E’ necessario che mantenga il carrello chirurgico sempre attrezzato, con i ferri sterili, con le scorte di medicazione sempre pronte. Insomma, prende parte attiva alla pratica terapeutica come il chirurgo col suo ferrista. Quanto detto finora nasce dalla mia esperienza diretta di 13 anni di attività di ambulatorio del piede diabetico. Anni che hanno fatto crescere la sottoscritta e la signora Silvana Siciliano, seconda infermiera professionale che opera nel nostro Servizio di Diabetologia. Un’esperienza che ci stimola sempre di più, che ci vede giornalmente protagoniste in un’opera di prevenzione che qualifica l’infermiere come figura professionale basilare nel nuovo concetto di aziendalizzazione della Struttura Sanitaria.

Anna Semaforico
(infermiera professionale presso l’Ospedale HP – UO diabetologia di Paola