Rischiatutto…

Che cosa rischia una persona ipertesa prevalentemente? Beh, l’ictus cerebri, la trombosi cerebrale, il colpo. Che cosa rischia chi ha il colesterolo alto? Già, l’infarto del miocardio. Che cosa rischia chi fuma, prevalentemente? Boh.

L’arteriopatia periferica, oltre al resto (bronchite acuta asmatiforme, bronchite cronica, enfisema polmonare). Che cosa rischia la persona col diabete? Eh, come dire, tutte e sei. Ma come tutte e sei, se ne abbiamo menzionate tre? Certo, quelle tre più altre tre; prima quelle che colpiscono i grossi vasi e poi quelle che colpiscono i piccoli vasi: la retinopatia (i piccoli vasi della retina), la nefropatia (i piccoli vasi del glomerulo renale), la neuropatia (i piccoli vasi dei nervi, indicati con il termine latino di “vasa nervorum”, ma esistono anche i piccoli vasi che portano ossigeno ai vasi: “vasa vasorum”). Quando si convive con il diabete, si potrebbe pensare che quello che è successo è successo, che tutto dipende dall’isola che non c’è, dalla mancanza dell’abitante dell’isola che da essa prende il nome di “insulina” (dal latino “insula”) (ma il nome glucagone da dove deriva? Da gluca gone, generatore di zucchero, che cosa avevate pensato?); quindi controllo e autocontrollo della glicemia, iniezioni multiple di insulina sottocute nella giornata (così avevo visto Sergio a Ricadi) oppure microinfusione di insulina (così è ora Sergio, come tanti altri e altre incontrati negli indimenticabili soggiorni educativi: Ricadi, Gambarie, Camigliatello, Marsala, Sibari, Panarea, Reggio e altre località in epoca precedente poiché ricorrono ora i dieci anni dell’Associazione). Ma non di solo… carboidrati vive l’uomo…e quindi non bisogna trascurare altri aspetti della vita umana che riguarda tutti noi misteriosamente viventi senza o con il diabete, senza o con qualcosaltro, senza o con attenzione al nostro futuro che non è nelle nostre mani ma è nel nostro animo. Non possiamo mandare in… fumo ciò che ci è stato donato, è arrivato il diabete ma ci è stato donato anche il modo di affrontarlo, di con-viverci. Non dobbiamo rischiare tutto ciò che abbiamo elencato e non dobbiamo limitare l’effetto del fumo solamente a quello che esercita per esempio sulla pelle (affermazione a volte convincente per signore e signorine), non esiste tanto fumo o poco fumo, il fumo fa sempre male e lo fa in proporzione al numero di sigarette fumate moltiplicate per il numero di giorni, mesi, anni. Se me lo dicevi prima…come prima…ma sì se me lo dicevi prima…ma prima quando…ma prima no…eh si prendono dei contatti…faccio una telefonata…

Dott. Eros Barantan