Presentazione Giornata Mondiale del Diabete 2022 – Intervento a Radio Touring 104

Ieri sera alle ore 19:00 durante il programma “Voices” presentato da Benvenuto Marra e Mary Foti, sono intervenute la Dott.ssa Gabriella Violi (Presidente) e la Dott.ssa Maria Antonella Ferraro (Responsabile scientifico). Inoltre, è intervenuto il presidente della FAND Emilio Benini, a ricordare l’importanza dell’evento promosso dall’Associazione Diabaino Vip Vip dello Stretto, presente questo lunedì 14 novembre in Piazza Duomo per un check-up completamente gratuito!

Per l’occasione, verrà illuminato e proiettato il simbolico cerchio blu, emblema del diabete, al Castello Aragonese della città.

Al seguente link trovate la replica del programma per ascoltare gli interventi:

https://fb.watch/gHJ8eo6Rr-/

Indice e carico glicemico, facciamo un po’ di chiarezza.

di Alessio Calabrò

Dottore Magistrale in Scienze dello Sport – Dietista

È oramai consolidato che, una buona parte dell’introito calorico della nostra alimentazione, deve essere garantito da un’adeguata e cospicua assunzione di carboidrati. Essi, infatti, sono alla base della Dieta Mediterranea; e in Italia, pane, pasta, pizza e altri prodotti farinacei possono essere considerati quasi un simbolo distintivo “territoriale”.

Nonostante queste premesse è giusto sottolineare che negli ultimi anni l’abuso di carboidrati, specie nella forma “raffinata” è cresciuto in modo vertiginoso. Questo smisurato utilizzo della forma meno “grezza” può essere uno dei tanti co-fattori associabili all’incremento ponderale, e di conseguenza anche di eventuali disturbi dismetabolici.

I cibi raffinati sono tendenzialmente meno ricchi di nutrienti come vitamine e minerali, inoltre questi tendono ad avere un indice glicemico più elevato rispetto ai loro similari integrali.

Ma cos’è l’indice glicemico degli alimenti?

Per indice glicemico (I.G.) si intende la velocità con cui un alimento è in grado di innalzare la glicemia rispetto ad un alimento di riferimento (solitamente si utilizza il glucosio che ha un valore di 100).

L’I.G. quindi distingue in modo qualitativo gli alimenti e la loro influenza nell’innalzare più o meno rapidamente la glicemia. Possiamo suddividere gli alimenti in tre gruppi a seconda del loro indice glicemico.

IG ELEVATO
100-70
IG INTERMEDIO
69-55
IG BASSO
inferiore a 55
Cornflakes Spaghetti Fagioli
Pane bianco Pesca Lenticchie
Patate Riso parboiled Latte scremato
Miele Arancia Yogurt

Tuttavia da un punto di vista dietetico, può essere un errore considerare un alimento solo in base all’I.G. senza che venga tenuta in considerazione la quantità di carboidrati che quello stesso alimento contiene. Quest’ultimo parametro prende il nome di carico glicemico, e viene rilevato con la seguente formula:

Carico Glicemico = (Indice glicemico x quantità di carboidrati) / 100

Il carico glicemico è dunque un parametro che ci indica l’impatto che un pasto glucidico può avere sulla glicemia, in modo più fedele rispetto al solo I.G. in quanto esso tiene conto del quantitativo di carboidrati che l’alimento contiene moltiplicandolo per l’I.G.

Dunque se è in parte vero affermare che alcuni alimenti con I.G. elevato devono essere limitati nella dieta, è anche importante considerare che altri alimenti dall’indice glicemico elevato possono avere un’esigua quantità di carboidrati, e il loro impatto glicemico può essere notevolmente scarso.

Facciamo un esempio pratico: La zucca è un alimento che mediamente ha un I.G. pari a 75, ma il suo contenuto in carboidrati per 100 gr è pari solo a 6,5.

Utilizzando il calcolo per derivare il carico glicemico possiamo vedere che esso è pari a 4,87. Confrontandolo con un alimento con un I.G. medio (es. pane ai cereali) vediamo che quest’ultimo nonostante un I.G. di 45 possiede un carico glicemico di 19 per il maggior contenuto di carboidrati per 100 gr.

Questo esempio pratico non vuole tuttavia discriminare a priori l’utilizzo di prodotti dall’alto tenore di carboidrati come pane, pasta o riso, i quali devono essere sempre presenti nella nostra dieta, prediligendo magari le forme meno raffinate, bensì, far luce sulle eccessive precauzioni che si prendono nei confronti degli alimenti marchiati come “da evitare” per via del loro I.G. potenzialmente elevato, e che alla fine possono avere un impatto lieve sulla glicemia.

Alcuni consigli:

  • Il tempo di cottura incide anche sull’I.G., la pasta “al dente” ha un I.G. più basso rispetto alla pasta ben cotta;
  • La temperatura al momento del consumo dell’alimento può influire sull’I.G. dell’alimento stesso: basti pensare che l’indice glicemico della patata cambia in base alla sua temperatura, se consumata calda;
  • Accoppiare un alimento ricco in fibre (es. verdure) ad un alimento ad alto I.G. può attenuare la risposta glicemica, quindi ridurre la velocità di innalzamento della glicemia;
  • Alcuni alimenti anche della stessa “natura” possono avere I.G. differenti, gli spaghetti hanno un I.G. differente rispetto alla pasta corta;
  • La maturazione dei frutti può incidere notevolmente sull’indice glicemico, una banana “acerba” ha un I.G. più basso rispetto ad una banana più “matura”.

Nel concludere ricordiamo che può essere errato tentare di prediligere nella propria dieta solo alimenti a basso I.G. così com’è sconclusionato pensare di eliminare dal proprio regime dietetico alimenti con una cospicua quota di carboidrati. La scelta più corretta deve essere rivolta a bilanciare tutte le fonti alimentari, valutando per quelle glucidiche sia indice che carico glicemico, rispettando inoltre, quando possibile, i gusti personali, la stagionalità, la territorialità dei prodotti e soprattutto le linee guida suggerite dal proprio medico curante o delle apposite figure preposte a stilare piani alimentari mirati.

Il Manifesto dei diritti e dei doveri della persona con diabete

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E…State con il Diabete

 

L’estate è iniziata, tempo di vacanze, e se ho il diabete posso andare in vacanza serenamente? no problem, no limits. E’ fondamentale conoscere bene le regole, è necessario prendere delle misure da seguire per viaggiare in tutta sicurezza, che sia in auto, in treno o in aereo.

Ecco alcuni consigli su come organizzare il tuo viaggio:

🗃 Documentazione burocratica e sanitaria

  • Documento d’ identità o passaporto
  • Tessera sanitaria
  • Carta d’emergenza (EMERGENCY CARD)
  • Assicurazione Sanitaria

🧳 Cosa mettere in valigia (da calcolare la quantità/ gg di permanenza)

  • I farmaci in uso;
  • Borsa frigo per il trasporto d’insulina (Penne) ad azione rapida e lenta, e i relativi Aghi per iniettore (Se viaggi in aereo assicurati che tutto il materiale sia nel bagaglio a mano, ricordati di portare l’insulina di scorta con te e non imbarcarla in stiva perché potrebbe congelarsi);
  • Kit Automonitoraggio del diabete: Glucometro, Strisce reattive per la Glicemia e Chetonemia e relativi pungidito, Sensori;
  • Kit per la disinfezione della cute;
  • Kit ipoglicemia: Bustine di Zucchero, Glucosprint e il Glugacone;
  • Set infusionali , cartucce e batterie per gli utilizzatori di microinfusore;
  • Indossa scarpe e abiti comodi;

✈️ Particolare attenzione per chi usa il microinfusore in caso di un viaggio in aereo all’estero:

  • é necessario munirsi di un certificato in lingua italiana ed in Inglese del diabetologo che attesti la malattia e l’uso del microinfusore;
  • al passaggio del metal detector il microinfusore non viene danneggiato dalle induzioni elettromagnetiche. Può succedere che per alcuni modelli di microinfusore potrebbero essere rilevati e attivare di conseguenza l’allarme sonoro del metal detector, è quindi consigliabile di dichiarare il tutto agli addetti del controllo di sicurezza;

🌊 Al mare sono necessarie alcune precauzioni:

Puoi fare il bagno tranquillamente, se il tuo diabete è ben controllato. Puoi scollegare il microinfusore per circa 1 ora, quando il microinfusore è scollegato,  è conviene mantenerlo acceso in modo da ridurre il rischio che l’insulina cristallizzi occludendo il catetere.

⚠️ Ricordati  di non esporre  il microinfusore  o le penne d’ insulina per periodi prolungati alla luce diretta del sole perché l’insulina  potrebbe danneggiarsi e perdere efficacia.

🔅 Ecco le alcune regole per la corretta gestione del diabete in estate:

  1. La Gusta Idratazione, Bere abbondantemente;
  2. Attenzione all’alimentazione, no alle abbuffate;
  3. Controllo della glicemia, monitorare con regolarità la glicemia;
  4. Proteggersi dai raggi solari, utilizzare creme solari protettive;
  5. Non camminare scalzi.

BUONE VACANZE!🗺

STAFF Associazione Diabaino Vip- Vip dello Stretto “ODV”

Programma Corso di formazione Carb Counting 25-27 febbraio 2022

Si rende noto il programma per la tre giorni sulla conta dei carboidrati organizzato da FAND

Clicca qui per visionarlo: 

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INCONTRI IMPERTINENTI – Webinar

L’Associazione Diabaino Vip-Vip dello Stretto vi aspetta al primo di una serie di incontri IMPERTINENTI sul web. Interverranno numerosi esperti per parlare insieme dei vari aspetti che abbracciano il diabete. Spetterà a voi la parola alla fine dell’incontro per porre tutte le domande, anche le più insolite, soprattutto quelle che non riuscite a porre in ambulatorio!

Clicca qui per accedere al webinar via Zoom: https://zoom.us/j/2534182966?pwd=S0FaMEFSdHJvRWlOUzlKNlM4SFF1QT09

Viaggio in Zuccherolandia

“Viaggio in Zuccherolandia” è il fumetto ideato dall’associazione Diabaino Vip-vip dello Stretto ONLUS e realizzato dalle sapienti mani del fumettista Antonio Federico, con l’obiettivo dare ai giovani in età scolare e ai loro insegnanti risposte chiare sul “Pianeta Diabete”.

Grazie a Marco e Micro, due amici per la pelle, i lettori saranno guidati all’interno della malattia del secolo: Cos’è il diabete, come curarlo, la scoperta del microinfusore, l’iper e l’ipoglicemia, il diabete a scuola e durante l’attività sportiva, sono alcuni degli aspetti trattati con serietà ma con la leggerezza che solo un fumetto può strapparci.

Non vi resta che leggere, cosa state aspettando?

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Diabaino News – Intervista con Sergio Petrillo

A margine del convegno Diabaino sull’applicazione del Piano Sanitario Regionale in relazione al diabete, abbiamo intervistato il Dott. Sergio Petrillo, Responsabile  Tavolo Tecnico Regione Calabria.

[embedyt] https://www.youtube.com/watch?v=f_KFXEXl8NY[/embedyt]

 

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Diabaino News – Diabete e fibrillazione atriale

E’ ormai nota da tempo l’associazione fra diabete e fibrillazione atriale, e per motivi legati all’elevata prevalenza di entrambe le condizioni nella popolazione generale (ed ancor più nella popolazione adulta), e per la presenza di comuni meccanismi fisiopatologici.

Numerosi sono gli studi che dimostrano un rischio di sviluppare fibrillazione atriale del 30-40% superiore nei i pazienti diabetici, rispetto alla popolazione generale. Tale rischio correla al tipo di diabete, alla durata dello stesso ed al compenso metabolico.

Ma per quale motivo il paziente diabetico va piu facilmente incontro a fibrillazione atriale?

Insulino-resistenza, , neuropatia autonomica, modificazioni istopatologiche del miocardio atriale, infiammazione cronica sono i meccanismi pro-aritmici del diabete, che risulta essere associato anche ad un aumentato rischio di stroke (ictus cerebrale), che a sua volta riconosce nel 20-30% dei casi la fibrillazione atriale quale meccanismo patogenertico.

Non per niente, la presenza di diabete rappresenta uno dei fattori determinanti la scelta di intraprendere o meno terapia anticoagulante.

I dati della letteratura suggeriscono che, soprattutto il diabete di tipo 2  rappresenti un fattore di rischio per fibrillazione atriale; non esistono infatti dati certi circa l’associazione tra diabete insulino-dipendente (tipo 1) e fibrillazione atriale; se ne deduce che l’insulino-resistenza, piuttosto che l’iperglicemia di per sé, possa possedere un’attività pro-aritmica.

L’insulinoresistenza è una condizione che spesso si associa ad altri fattori di rischio per fibrillazione atriale, come l’ipertensione, l’obesità, etc…

Ad esempio, in uno studio condotto in Svezia da Ostgren et al. è stato osservato che i pazienti diabetici ipertesi presentavano una prevalenza di aritmia tre volte superiore a quella dei diabetici normotesi e ciò a dimostrazione del fatto che la coesistenza di più fattori di rischio, amplifichi la probabilità di sviluppare fibrillazione atriale.

La cardiopatia ischemica rappresenta senza dubbio una delle più importanti complicazioni della macroangiopatia diabetica, ed il rischio di sviluppare un evento cardiovascolare acuto (infarto miocardico) nei pazienti diabetici è doppio rispetto a quello della popolazione generale. Considerando che una patologia coronarica è presente in più del 20% dei soggetti con fibrillazione atriale, è evidente come l’aritmia che insorge in un paziente diabetico possa essere in molti casi attribuibile a una condizione di ischemia miocardia su base macroangiopatica.

Un altro possibile collegamento fisiopatologico fra diabete e fibrillazione atriale è rappresentato dall’infiammazione. Numerosi studi hanno dimostrato che i livelli plasmatici di marker di flogosi (proteina C reattiva, interleuchina-6, etc…) sono significativamente superiori sia nei pazienti diabetici sia in quelli con fibrillazione atriale rispetto ai soggetti sani di controllo.

L’attivazione dei processi infiammatori che si verificano nei pazienti diabetici, in particolare in quelli di tipo 2 scompensati, potrebbe dunque favorire la comparsa dell’aritmia.

Alcuni studi, condotti sia nell’animale da esperimento sia su reperti bioptici nell’uomo, hanno cercato di identificare un substrato istopatologico a livello del miocardio atriale che potesse predisporre all’insorgenza dell’aritmia.

Nel 1997 Frustaci et al. avevano riscontrato segni di flogosi in due terzi dei preparati istologici ottenuti da biopsie endomiocardiche del setto interatriale in pazienti con fibrillazione atriale pura, cioè senza altre evidenze di cardiopatia.

Altri autori hanno sottoposto ratti geneticamente diabetici a studi elettrofisiologici e istologici, documentando che questi animali presentavano, rispetto a quelli non diabetici, un’aumentata aritmogenicità, con alterazioni della conduzione intra-atriale, a cui corrispondeva istologicamente un significativo incremento di fibrosi del miocardio atriale.

La comparsa di fibrillazione atriale nel diabete può essere sicuramente condizionata da variazioni dell’attività simpatovagale, che a loro volta possono essere fisiologiche (come nel caso dell’attivazione simpatica in risposta all’ipoglicemia) o patologiche, nel contesto di una neuropatia autonomica più o meno clinicamente manifesta.

La neuropatia autonomica potrebbe essere responsabile di una eterogenea denervazione del miocardio atriale tale da predisporre all’insorgenza e al mantenimento dell’aritmia; questa ipotesi è stata studiata nell’animale da esperimento, ma non esistono sicure dimostrazioni nell’uomo. I rapporti fra neuropatia diabetica e fibrillazione atriale hanno anche altre possibili conseguenze tra le quali, è stato segnalato che la presenza della complicanza possa mascherare i sintomi della fibrillazione atriale, soprattutto nelle forme parossistiche (analogamente a quanto accade per i sintomi di cardiopatia ischemica).

Un’altra complicanza cronica del diabete che può predisporre all’insorgenza di fibrillazione atriale è la nefropatia. Un recente studio condotto su oltre 3000 pazienti con insufficienza renale cronica non ancora in trattamento dialitico, di cui il 45% era costituito da diabetici, ha documentato una prevalenza di fibrillazione atriale del 18% (molto più di quanto non accada nella popolazione generale);

Dal punto di vista prettamente specialistico e strumentale, vi sarebberpo alcuni criteri elettrocarduigrafici in grado di discriminare la popolazione piu a rischio.

La dispersione dell’onda P è riconosciuta come un fattore di rischio indipendente per lo sviluppo di fibrillazione atriale. Altrettanto interessante è la segnalazione secondo cui l’aumento della dispersione dell’onda P si verificherebbe non solo nel diabete conclamato, ma anche in soggetti con intolleranza glucidica; in altre parole, si configurerebbe una situazione di pre-fibrillazione atriale nel prediabete.

È possibile che il miglioramento del compenso metabolico e l’utilizzazione di alcuni farmaci, come gli antagonisti del recettore dell’angiotensina II, possano prevenire l’insorgenza di fibrillazione atriale nel paziente diabetico.

Lo specialista diabetologo deve conoscere l’aumentato rischio per i propri pazienti di sviluppare fibrillazione atriale e le conseguenze tromboemboliche potenzialmente devastanti di quest’ultima.

È pertanto opportuno che nella gestione del soggetto diabetico aritmico il medico sia determinato nel combattere tutti gli altri fattori di rischio cardiovascolare e che adotti una corretta terapia anticoagulante, li dove necessario.

Inoltre, è verosimile che l’ottimizzazione del trattamento del diabete possa rappresentare un’opportunità per la prevenzione della fibrillazione atriale, un obiettivo finora poco perseguito nonostante sia autorevolmente auspicato dalla comunità cardiologica internazionale.

 

dott. Antonino Pardeo

Specialista in Malattie
dell’Apparato Cardiovascolare

 

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Diabaino News – Aderenza terapeutica e terapia sartoriale

Le patologie croniche come il diabete hanno un’unicità rispetto alle altre, indipendentemente dalla gravità e dalla complessità della cura. La loro diagnosi sancisce un punto di non ritorno, un cambiamento radicale nella persona che in un certo senso inizia una nuova vita, che per quanto oggi sia molto più facile da gestire, sarà di certo più complicata della precedente, vissuta come una prigionia o una versione deteriorata. Per questo motivo il percorso di elaborazione personale è importante quanto l’appropriatezza terapeutica. Da tempo si pensa all’importanza di un elemento psicologico ed emotivo nel l’approccio: il protagonismo del paziente.

Il paziente non è la sua patologia , la sua vita non coincide con il diabete né con la terapia. Certo, dovrà conviverci per sempre ed è per questo che aderenza e terapia sartoriale oggi vanno di pari passo. Spesso il concetto di engagement si trova associato a quello di empowerment e altrettanto spesso si fa confusione tra i due termini. Empowerment letteralmente significa #dare potere# ed è in realtà una componente del processo di engagement, ma non la sua totalità. Il percorso di engagement, oltre che della raccolta di informazioni sulla patologia e dell’acquisizione del senso di controllo, indica un percorso di elaborazione emotiva e personale, la voglia di giocare un ruolo di co-pilota e non solo di passeggero nel proprio percorso sanitario.

Aderenza alle cure in diabetologia , una sfida per tutti gli operatori sanitari. Lo scopo è quello di approfondire tutti gli aspetti che compongono il percorso di gestione, autogestione e gli outcomes di una malattia cronica quale è il diabete. Tutto ciò per migliorare la compliance del paziente che, sappiamo risiede nella consapevolezza, nella motivazione e nel rapporto che si riesce ad instaurare con il team di cura. L’aderenza terapeutica è un fenomeno multidimensionale che coinvolge tutte le figure professionali all’interno del team di cura. Il modo in cui gli infermieri comunicano con le persone assistite, è una chiave determinante dell’aderenza ai trattamenti e impatta in maniera considerevole sui risultati clinici.

L’avvento dei nuovi farmaci ha messo in evidenza come la terapia sartoriale e l’aderenza terapeutica seguono un unico percorso. Dagli incretino-mimetici, agli inibitori del DPP4, per passare poi agli inibitori del SGLP, farmaci glicosurici quali le glifozine e giungere alle nuove insuline a maggiori concentrazioni e ai biosimilari senza scordare gli effetti benefici degli inibitori del SGLT2 e della loro facilità di assunzione insieme al GLP1 che favoriscono l’aderenza del paziente in merito all’assunzione e alla continuità della terapia.

Il valore e l’importanza dell’infermiere nel processo di empowerment riveste un ruolo fondamentale. L’intervento educativo ha necessariamente bisogno di un approccio verso la persona con diabete che diventa qualitativamente elevato e di come l’aderenza debba essere raggiunta con terapie personalizzate e monitoraggio costante. Lo scarico è la raccolta dei dati glicemici per ottimizzare la definizione degli obiettivi glicemici PERSONALIZZATI, avvalendosi della enorme potenzialità della tecnologia. La tecnologia non deve essere considerata come un surrogato dell’auto gestione terapeutica, la “macchina” non deve essere utilizzata come strumento di deresponsabilizzazione. Si è evidenziato come tutte le figure che compongono il team di diabetologia (medico, infermiere, nutrizionista, Podologo, psicologo, ecc.) concorrono allo stesso risultato: giusta terapia , giusto e coscienzioso autocontrollo; aderenza e applicazione delle indicazioni prescritte con riduzione dei costi sanitari in termini di spesa e assenza dai luoghi di lavoro; riduzione dei valori di emoglobina glicata e conseguentemente riduzione delle complicanze minori o maggiori che a volte portano ad invalidità costose per il paziente e la società. L’intervento educativo ha necessariamente bisogno di un approccio verso la persona con diabete qualitativamente elevato, per offrire percorsi educativi che possano portare alla conoscenza della propria condizione e quindi dell’ empowerment.

In tale ottica, risulta fondamentale anche rilanciare la collaborazione tra le professioni della sanità, in particolare tra medici infermieri nutrizionisti e, perché no, farmacisti. Questo per garantire continuità assistenziale sul territorio rispondendo ai bisogni dei pazienti e alle esigenze dei familiari, migliorare efficacia e sicurezza dei farmaci e anche per ridurre sprechi e costi sanitari prevenibili, come quelli dovuti a complicanze e a fallimenti terapeutici originati da scarsa aderenza al trattamento o mancanza di appropriatezza prescrittiva della terapia. Considerati i continui cambiamenti dell’assistenza sanitaria, la necessità di contenimento dei costi, la crescita quali-quantitativa della domanda di salute, la risposta programmatica individuata è in nuovi modelli territoriali di presa in carico del paziente basati in primo luogo sulla deospedalizzazione.

I.P. Luigia Milano

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